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Binge eating disorder (BED) o alimentazione incontrollata

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Lottare con il disturbo da binge eating, o alimentazione incontrollata, può spesso sembrare un combattimento solitario. Sentimenti di paura, rabbia, ansia, perdita e vergogna possono intrappolare chi ne soffre in un ciclo di abbuffate che sembra senza fine. Col tempo, le ragioni alla base di questi comportamenti possono diventare sempre più sfocate, portando a una crescente sensazione di perdita di controllo.

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Scopri come riconoscere il disturbo da binge eating con criteri del DSM-5 (APA, 2013): impara a individuare i segni e a prevenire le conseguenze sulla salute. #Binge #DSM5 #centrodca

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Durante questi momenti, ti potresti ritrovare a sentirti quasi come se fossi fuori da te stesso, incapace di fermare o di comprendere appieno le tue azioni. Questa sensazione di non essere “in sé” può essere tanto sconcertante quanto difficile da esprimere, rendendo ancora più complesso il processo di chiedere aiuto.

Sfortunatamente, il disturbo da binge eating è meno noto di altre problematiche alimentari, come l’anoressia. Questo può rendere ancora più difficile per chi ne soffre trovare le risorse necessarie per affrontare il problema. Inoltre, la vergogna spesso associata al disturbo può ostacolare l’apertura verso amici o familiari in cerca di sostegno.

 

Come si manifesta l’alimentazione incontrollata?

Il DSM-5 (il manuale diagnostico e statistico dei definisce il diturbo da binge-eating o da alimentazione incontrollata usando i seguenti criteri:

Ricorrenti episodi di abbuffate. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi gli aspetti seguenti:

  1. Mangiare, in un periodo definito di tempo (per es., un periodo di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili.
  2. Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es., sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa o quanto si sta mangiando).

Gli episodi di abbuffata sono associati a tre (o più) dei seguenti aspetti:

  1. Mangiare molto più rapidamente del normale.
  2. Mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni.
  3. Mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati.
  4. Mangiare da soli perché a causa dell’imbarazzo per quanto si sta mangiando.
  5. Sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o assai in colpa dopo l’episodio.

È presente un marcato disagio riguardo alle abbuffate.

L’abbuffata si verifica, in media, almeno una volta alla settimana per 3 mesi.

L’abbuffata non è associata alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come nella bulimia nervosa, e non si verifica esclusivamente in corso di bulimia nervosa o anoressia nervosa.

Sempre secondo il DSM, a seconda della quantità di abbuffate viene definita la gravità del problema:

Da 1 a 3 episodi di abbuffata a settimana

Da 4 a 7 episodi di abbuffata a settimana

Da 8 a 13 episodi di abbuffata a settimana

14 o più episodi di abbuffata a settimana

Domande Frequenti

  • Come capire se si soffre di binge eating?

    Se si riscontrano abbuffate ricorrenti, perdita di controllo durante queste abbuffate, e segni di disagio come mangiare fino a sentirsi spiacevolmente pieni o mangiare grandi quantità di cibo anche quando non si ha fame, potrebbe essere il caso di consultare un professionista della salute mentale. Questi sono solo alcuni dei criteri diagnostici del DSM-5 per il disturbo da binge eating.

  • Che cos’è il binge eating?
    Il binge eating, o disturbo da alimentazione incontrollata, è un disturbo alimentare caratterizzato da abbuffate ricorrenti senza comportamenti compensatori come quelli osservati nella bulimia nervosa.
  • Come si guarisce dal binge eating?
    Il trattamento per il disturbo da binge eating di solito coinvolge una combinazione di psicoterapia, interventi sullo stile di vita e, a volte, farmaci. L’approccio terapeutico può variare a seconda delle esigenze individuali del paziente.
  • Chi colpisce il binge eating?
    Il disturbo da binge eating può colpire chiunque, indipendentemente dall’età, sesso, peso o background culturale. Tuttavia, si osserva spesso che inizia nell’adolescenza o nella prima età adulta.
  • Quanti kg si prendono con le abbuffate?
    Non c’è un numero preciso di chili che una persona può guadagnare a causa delle abbuffate, poiché ciò dipende da vari fattori come la frequenza e l’intensità delle abbuffate, il metabolismo individuale e l’attività fisica. È importante notare che il binge eating è un disturbo della salute mentale e non solo un problema di peso.

Binge eating o bulimia?

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Due disturbi alimentari che spesso vengono confusi, ma in realtà hanno differenze importanti. Scopriamole insieme in questo video#centrodca #binge #fiocchettolilla

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Queste due condizioni alimentari, sebbene simili in alcune circostanze, presentano peculiarità che le rendono distinte.

Il Binge Eating si manifesta con episodi di abbuffate compulsive, durante i quali l’individuo consuma grandi quantità di cibo in un breve lasso di tempo. Questi episodi sono spesso seguiti da sentimenti di colpa, vergogna e perdita di controllo.

Al contrario, la Bulimia nervosa comporta non solo episodi di abbuffate, ma anche comportamenti compensatori non salutari come il vomito auto-indotto, l’uso eccessivo di lassativi, digiuno o esercizio fisico estremo. Questi comportamenti sono attuati con l’obiettivo di “annullare” le calorie assunte durante le abbuffate.

In sintesi, mentre entrambe le condizioni comportano episodi di abbuffate, la bulimia include anche comportamenti compensatori non salutari. Entrambe sono gravi disturbi alimentari che necessitano di un intervento terapeutico professionale. Ricorda: è possibile recuperare da entrambi questi disturbi, e l’aiuto è a portata di mano.

Fame normale o binge eating?

La fame normale è una reazione fisica del corpo che segnala la necessità di energia. In genere, si sviluppa gradualmente e può essere soddisfatta con una quantità moderata di cibo. Una volta che si è mangiato abbastanza, la sensazione di fame diminuisce e si prova una sensazione di sazietà. Mangiare in risposta alla fame normale è un processo equilibrato e consapevole, in cui si risponde ai segnali del corpo in un modo sano.

Il disturbo da binge eating, al contrario, non è necessariamente legato alla fame fisica o alla necessità di energia. È un disturbo alimentare caratterizzato da episodi frequenti di abbuffate incontrollate, durante i quali si consumano grandi quantità di cibo in un breve lasso di tempo, spesso oltre il punto di sazietà. Questi episodi sono seguiti da sensazioni di vergogna, colpa e perdita di controllo. A differenza della fame normale, il binge eating non è una risposta a una necessità fisica, ma piuttosto un comportamento compulsivo spesso legato a stress emotivo o psicologico.

Trattare la persona, non il disturbo

E’ importante notare che la sintomatologia presentata dal DSM-5 ha scopo puramente illustrativo. Piuttosto che concentrarsi su ciò che è normale o patologico, quando si inizia un percorso di cura volto a trattare una persona che porta i segni di un problema di alimentazione incontrollata è bene capire il senso del problema. Come si è innestato un problema di alimentazione? Perché? Qual è il senso di un pattern di controllo-discontrollo nella gestione della dieta? In genere, anche in questo caso, il cibo è usato come mezzo per alleviare stati emotivi soverchianti.

A volte le abbuffate avvengono in veri e propri stati dissociativi, tanto da avvertire un cambiamento nello stato di coscienza o da non ricordare cosa è successo dopo che l’episodio dissociativo è avvenuto.

Altrettanto spesso, il problema alimentare si accompagna a vissuti depressivi, ansiosi o ad altre dipendenze ed è molto frequente che nella vita di chi combatte con un disturbo da alimentazione incontrollata vi siano episodi traumatici o storie di abusi e maltrattamenti.

Data la complessità del problema, è bene capire insieme come affrontarlo tenendo in considerazione tutti gli aspetti ritenuti importanti dal paziente, al fine di fondare il percorso di cura su una solida alleanza tra paziente e terapeuta.

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